Arrampicarsi lungo i 17 piani dell'ambasciata israeliana al Cairo per bruciare la bandiera che vi sventolava sostituendola con il tricolore nero-bianco-rosso egiziano è un gesto esemplare che ben fotografa il livello di tensione raggiunto fra Egitto e Israele negli ultimi giorni.
L'iniziativa del giovane e temerario "Spiderman egiziano", Ahmad Shehat - subito ribattezzato 'Flagman' (uomo bandiera) - è stata accolta con grande euforia dagli altri manifestanti che da venerdì protestano di fronte alla sede diplomatica israeliana, e non hanno nessuna intensione di andare via almeno fino a quando l'ambasciatore di Israele non verrà espulso dall'Egitto. Ma l'obiettivo principale è la chiusura dell'intera ambasciata. Il governo egiziano si è "limitato" al momento a richiamare il suo ambasciatore in Israele.
AIl'origine dei provvedimenti è la morte degli agenti egiziani durante gli attacchi di giovedì scorso nel deserto del Negev, durante la rappresaglia dell'esercito israeliano.
Sulla dinamica dell'incidente, Israele ed Egitto danno versioni diverse: secondo Il Cairo, i soldati egiziani sarebbero deceduti in seguito a un attacco aereo, mentre Israele sostiene che siano stati vittima del fuoco incrociato negli scontri scoppiati sul confine tra il proprio esercito e i militanti palestinesi.
In realtà alla base di questa spirale di violenze è l'attentato terroristico avvenuto giovedì in un'area a nord della città israeliana di Eilat (Mar Rosso), a ridosso del Sinai egiziano, in cui due autobus sono stati bersaglio di un commando palestinese. L’attacco ha così sconvolto una delle zone di Israele più tranquille, il demilitarizzato confine con l’Egitto.
Giovedì, il ministro della Difesaisraeliano, Ehud Barak aveva accusato di negligenza le forze di sicurezza del Cairo, complice nell'aver allentato i controlli di sicurezza alla frontiera e nell'aver quindi facilitato il compito del commando palestinese a Eilat.
Le rotte d’infiltrazione della squadra possono essere state secondo Israele soltanto due: o dalla Striscia di Gaza, che è molto più a nord e avrebbe richiesto uno spostamento in territorio israeliano molto lungo, oppure dal vicino deserto del Sinai, appena oltre la frontiera. A queste supposizioni logistiche si è aggiunta anche la dichiarazione di alcuni testimoni oculari, secondo cui i responsabili dell'attentato indossavano divise dell'esercito egiziano.
Israele per anni ha sostenuto Mubarak, proprio per il controllo rigoroso che il dittatore egiziano riusciva a garantire alla frontiera e il degrado della sicurezza israeliana dopo la sua caduta è in parte testimoniato anche dall'apertura parziale del valico di Rafah con la Striscia di Gaza. La nuova giunta militare, pur non rompendo l’alleanza con Gerusalemme sembra non esercitare più il controllo di prima sulle frange estremiste e terroriste.
Si tratta della crisi più acuta di questi ultimi anni tra il Cairo e Tel Aviv dal 1979, anno in cui venne firmato il trattato di pace.
tratto da: agoravox.it
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