COMUNICAZIONE ALTRA

Voici que reviennent les sauvages, secouer ceux qui dorment Dans leurs cages dorées, nous sommes venus briser vos idoles Nous sommes ceux qu'on ne dompte pas, ceux qui viennent crier sur les toits La digne liberté perdue, Que la nature reprenne ses droits !...

mercoledì 23 novembre 2011

Wu Ming Fondation su Bartleby Bologna...

Capitano cose strane di questi tempi. Anche stranissime.
A Bologna c’è un collettivo di studenti, ricercatori, giovani
lavoratori precari, che si chiama “Bartleby” (da un celebre racconto di
Herman Melville) e da due anni organizza iniziative culturali nei locali
assegnatigli dall’Università di Bologna, in via San Petronio Vecchio. Da
qualche tempo l’assegnazione è scaduta e l’ateneo ha deciso di non
rinnovarla, poiché pare che in quegli stessi locali dovranno essere
eseguiti lavori strutturali per ampliare gli spazi della Facoltà di
Scienze Politiche. L’ateneo non intende offrire alternative al
collettivo Bartleby: probabilmente non ritiene interessante né utile
l’attività che svolge.
Ecco la prima stranezza.

Il Magnifico Rettore dell'Università degli Studi di Bologna, professor
Ivano Dionigi

Per quei due stanzoni di via San Petronio Vecchio (+ cortiletto) in
questi mesi sono transitati musicisti, scrittori, artisti, docenti
universitari, attivisti politici; quasi senza soluzione di continuità si
sono tenute presentazioni di libri, reading di poesie, videoproiezioni,
mostre di fumetti, dibattiti sull’attualità e sul mondo. Tutto questo
senza finanziamenti, cioè a costo zero per la collettività.
Si tratta di un’esperienza che ha dimostrato una vitalità e una capacità
di aggregazione di gran lunga eccedenti i locali messi a disposizione
dall’università. Tuttavia pare che l’università preferisca sbarazzarsi
di questi giovinastri rompiscatole, della loro creatività, del loro
impegno (che evidentemente considera mal speso), dell’attività di
promozione culturale che svolgono. Quella che in altre università
europee sarebbe una realtà segnalata nelle guide d’ateneo, a Bologna è
considerata alla stregua di una scomoda zavorra di cui disfarsi.
Perché? Forse perché si tratta di un soggetto che è anche conflittuale?
Perché Bartleby è una delle realtà cittadine impegnate a contestare i
tagli alla cultura imposti dal precedente governo – intercettando sia
gli studenti sia i lavoratori del settore – nonché le attuali ricette
economiche imposte dall’Unione Europea? Forse perché questi studenti
criticano le politiche accademiche?
Viene da chiedersi cos’altro dovrebbe fare uno studente oggi. Non a
caso, dalla Gran Bretagna al Cile, passando per Harvard (dove vengono
boicottate le lezioni dei professori di economia neoliberisti)
e giungendo fino in Italia, gli studenti sono mobilitati per rivendicare
il libero accesso allo studio e alla cultura come parte integrante del
welfare. Davvero qualcuno pensa che possano starsene zitti e piegati sui
libri?

L'Assessore alla cultura Alberto Ronchi

La seconda stranezza riguarda l’atteggiamento, non meno
incomprensibile, dell’amministrazione comunale, che ha deciso di
interrompere qualsiasi trattativa con il collettivo Bartleby.
Il motivo addotto è la partecipazione di Bartleby alla recente
occupazione di un cinema dismesso da anni, praticata da diverse realtà
di movimento bolognesi devote a “Santa Insolvenza”, e dove sono state
indette alcune assemblee cittadine di mobilitazione sulla crisi, a cui
hanno partecipato centinaia di persone. Un cinema sotterraneo, dal quale
gli occupanti si sono lasciati sgomberare dopo cinque giorni senza colpo
ferire.
A detta dell’Assessore alla Cultura l’occupazione avrebbe dimostrato la
volontà di non portare avanti la trattativa da parte dei giovani
melvilliani. Sarebbe questa l’onta imperdonabile.
Evidentemente l’Assessore non si è reso conto che l’occupazione del
cinema non era finalizzata a trovare una nuova sede stabile per le
attività di Bartleby, bensì ad aprire uno spazio pubblico temporaneo in
cui il movimento e la cittadinanza potessero ritrovarsi a discutere
sulle sorti collettive e sul da farsi, in un passaggio cruciale come
quello che stiamo vivendo. Fino a quel momento infatti le assemblee
cittadine si erano tenute presso la biblioteca comunale Sala Borsa,
oltre l’orario di chiusura, con inevitabile disservizio per la struttura
pubblica (e lì sono ritornate, dopo lo sgombero del cinema).

Viene da chiedersi se i nostri amministratori di centrosinistra si
rendano conto che nel mondo esiste un movimento di cittadini che stanno
reagendo alla crisi e contestano le ricette con cui si pretende di
uscirne. Se gli occupanti di Zuccotti Park – che dopo lo sgombero da
parte della polizia si sono fatti arrestare in duecento (!) sul Ponte di
Brooklyn – ricevono la solidarietà dei più noti intellettuali mondiali e
vengono indicati come esempi di impegno civico, è possibile che gli
attivisti nostrani debbano essere trattati alla stregua di
delinquentelli opportunisti? O addirittura dipinti come folli kamikaze
che decidono di occupare un posto che sarebbe già stato loro assegnato –
l’Assessore ha sostenuto anche questo – solo per il gusto di far saltare
la trattativa con il Comune e ritrovarsi in mezzo a una strada?

Crediamo sia il caso di volare un po’ più alto. Il dato di fatto è che
Bartleby è una risorsa a costo zero per la città. Non c’è reato di lesa
maestà che debba essere scontato attraverso l’esclusione da qualunque
dialogo con l’amministrazione. Non c’è motivo per cui una realtà
collettiva che, nonostante i piccoli spazi, organizza continuamente
eventi culturali insieme a un’infinità di persone, debba essere chiusa,
sfrattata, cancellata dalla mappa di Bologna. Sembra incredibile che non
ci sia un’istituzione cittadina disposta a risolvere l’emergenza
locativa per consentire che quell’attività prosegua.

Evidentemente qualcuno ha deciso che Bartleby deve morire. Invitiamo tutti gli intellettuali e gli artisti che hanno attraversato
l’esperienza di Bartleby, e tutti coloro che credono si debba dare una
chance al proseguimento di un’esperienza come quella, a prendere la
parola pubblicamente contro l’ostracismo e in favore di una ripresa del
dialogo.

@wumingfoundation.com

grazie al collettivo Wu Ming perseverante e massiccio!

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