COMUNICAZIONE ALTRA

Voici que reviennent les sauvages, secouer ceux qui dorment Dans leurs cages dorées, nous sommes venus briser vos idoles Nous sommes ceux qu'on ne dompte pas, ceux qui viennent crier sur les toits La digne liberté perdue, Que la nature reprenne ses droits !...

martedì 26 giugno 2012

postumi di un processo VINTO...nonostante i condannati siano ancora in servizio e fuori dal carcere.

la fonte è Vanity Fair...giornale non certamente politico o movimentista, l'intervistata è una signora difensora delle forze dell'ordine le accuse sono verso i genitori di Federico... senza contare le schifezze dette da uno degli assassini di Federico su FaceBook nella pagina dell'associzione creata da questa difensora... che dire? leggete... «E' un suo diritto querelarmi. Io mi preparerò a difendermi». Simona Cenni è una delle tre persone querelate per diffamazione da Patrizia Moretti. La madre di Federico Aldrovandi, il giovane morto la notte del 25 settembre 2005 dopo essere stato pestato da quattro poliziotti durante un controllo a Ferrara, si è vista definire su Facebook «faccia da culo» da uno dei quattro poliziotti condannati per la morte di suo figlio e ha deciso di passare alle vie legali. Le discussioni incriminate si sono tenute sulla bacheca di «Prima Difesa Due», gruppo su Facebook dell'omonima associazione che vuoe tutelare gli appartenenti delle forze dell’ordine. A fondare l'associazione è stata Simona Cenni. 43 anni, ex compagna di un maresciallo dei carabinieri morto in servizio, tre anni fa ha voluto creare un servizio che assicurasse assistenza legale a tutti gli agenti delle forze dell'ordine. Oggi, con quasi un migliaio di tesserati, l'associazione difende due dei quattro poliziotti condannati nel processo Aldrovandi e 7 dei capisquadra imputati al processo Diaz. «Voglio precisarlo ancora», spiega la Cenni a VanityFair.it. «Ho sempre provato grande rispetto per Federico e per sua madre». Non ne dubita nessuno. «Ma mi fa arrabbiare il fatto che non si parla degli effetti delle droghe». In che senso? «Può succedere a tutti di non accorgersi dei problemi di droga del figlio. Mi fa arrabbiare il fatto che è morto questo ragazzo bello come il sole». Il procuratore generale della Cassazione ha escluso che «l'assunzione di droghe sintetiche» da parte del giovane «abbia avuto un'incidenza sulla morte». «Il mio istinto mi dice che i poliziotti sono innocenti. Quando due di loro vennero da noi per chiederci di difenderli, capii che non erano stati loro». Ha un buon sesto senso. «Sì, quello delle donne è più sviluppato». Come capì che non erano stati loro? «Erano piccolini, lei poi era trasparente». Peccato che, secondo la sentenza di condanna definitiva emessa dalla Cassazione, abbiano pestato un 18enne. «Per me non l'hanno fatto. L'hanno bloccato, con la forza, certo, perché stava male, era alterato. Non dimentichi che Federico Aldrovandi era un torello, nel pieno della vita, cintura marrone di karate. Se doveva menare avrebbe menato». Quella sera però andò diversamente. Due manganelli vennero rotti sul suo corpo. «La maggior parte dei manganelli della Polizia sono vecchi». Ammesso che lo fossero, di qui a spezzarsi contro un ragazzino... «Federico era un ragazzo con dei grandi muscoli. Magari se mi colpissero a me, si romperebbe il braccio non il manganello. Quella sera non riuscivano a mantenerlo. Non tutti gli agenti sono alti due metri e hanno tanta forza». Ma il Pg ha descritto gli agenti come «schegge impazzite», che «immobilizzarono» un giovane che aveva solo tirato un calcio in aria e lo percossero «fino a farlo ricoprire di ematomi». «So solo che loro ancora piangono al telefono. Che sono addolorati per la madre, ma che non hanno fatto niente». I giudici non hanno creduto alla loro ricostruzione. E lei ha scritto che sente puzza di processo politico. «Credo che il processo è stato un po' dirottato a sinistra». Il solito processo politico? «Mah, farò delle ricerche. Visto che sono stata querelata voglio capire profondamente cos'è accaduto». Il 5 luglio la Cassazione si pronuncerà anche sui poliziotti che fecero l'irruzione alla scuola Diaz al G8 di Genova. E' fiduciosa? «Mah. Diciamo che hanno fregato sette capisquadra. Le sembra giusto che paghino soltanto sette per tutti?». Basterebbe che paghino per quello che hanno fatto (se lo hanno fatto) loro sette. «Mah, bisogna vedere chi le ha date». Non mi dirà che anche qui c'è un processo politico? «Beh, qui è palese!»

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